In
questo post andremo a studiare la presenza del nostro colore nella
mitologia e nelle leggende, tra le diverse tradizioni del mondo;
tuttavia, Come si era già detto precedentemente, il Blu marino o
Navy Blue, per definizione, è una tonalità piuttosto recente del
colore blu, perciò cercheremo quei casi che raccontano del colore
blu nella sua generalità, o relazionandoci agli ambienti naturali
che vengono definiti da tale colore, come il mare, l'oceano, o il
cielo.
La
radice della parola greca mythos rivela un'origine sacra e iniziatica
(myéin = “iniziare ai misteri”), e si può quindi relazionare al
mondo del colore; entrambi si esprimono per allusioni, ed utilizzano
il linguaggio del silenzio, che invita alla contemplazione più che
alla decifrazione.
Partendo
dalla mitologia nostrana, il blu era un colore uranico e divino;
nell'antica Grecia il più importante degli dei dell'Olimpo, ovvero
Zeus (Giove per i romani), era identificato e associato al colore blu, simbolo di
superiorità e di purezza d'animo (per questo in alcuni film e
cartoni animati Zeus è spesso rappresentato con abiti di questo
colore); il blu è il colore del cielo, quindi per le civiltà
antiche era il colore del luogo nel quale risiedevano le divinità,
la vetta del Monte Olimpo appunto. Legato al blu è ovviamente anche
Poseidone (Nettuno), fratello di Zeus e dio dei mari, e da questo legame marino
possiamo anche associare i ciclopi, figli del dio, e ovviamente
l'epopea del famoso Ulisse, che passò anni di navigazione per
ritornare alla sua patria Itaca dopo l'assalto di Troia, come ci
racconta il sommo poeta antico Omero. Sempre per l'elemento
dell'acqua, il blu è associato alle figure mitologiche che lì
vivono, come le nereidi, le ninfe, le sirene.
Gli
antichi Egizi lo usavano insieme all'oro per il suo forte simbolismo
spirituale e di legame con il divino; l'importanza di tale colore era
tale da spingere il popolo egizio a creare addirittura una nuova
tonalità di blu, il cosiddetto Blu Egizio appunto. Esso era il
simbolo del cielo e delle divinità celesti, a volte veniva dipinto
di blu il volto del dio Amon, e spesso la pelle delle dea Nut; ella
era la dea del cielo e della nascita, spesso legata alla resurrezione
(molti sarcofaghi infatti recano la sua effigie), il mito racconta
che creò la volta celeste separandosi da suo fratello Geb, la terra
(link al racconto completo).
Spostandoci
a nord, nei paesi scandinavi, non ho trovato particolari riferimenti
ad i colori e al blu, ma ci sono alcune creature che si legano
all'elemento marino. Jörmungandr,
anche detto Serpente di Midgard, uno dei figli di Loki, venne gettato
nel grande oceano che circonda il mondo (appunto, Midgard), e la sua
ingordigia lo portò a crescere tanto da circondare l'intera Terra.
Costretto a stringersi la coda tra i denti, si dice che se mai la
lasciasse andare causerebbe la fine del mondo, è destinato ad essere
ucciso da Thor durante la battaglia finale (Ragnarok). Alla
mitologia norrena (nella Saga
di Örvar-Odds) viene
fatto risalire il mito di un mostro marino di una grandezza tale da
poter essere scambiato per un'isola dai naviganti, creatura che
entrerà nell'immaginario collettivo come balena-isola, nota anche
come Zaratan o aspidochelone, con la forma appunto di un'enorme
balena o tartaruga sul quale dorso poteva persino crescere della
vegetazione. Oltre a lei, trova anche da qui origine un altro mostro
marino leggendario, il cui mito si è sviluppato soprattutto fra il
Seicento e l'Ottocento:
parliamo
del Kraken, enorme essere generalmente rappresentato come un
gigantesco cefalopode, tipo piovra o calamaro, con tentacoli sì
lunghi e potenti da poter avvolgere e distruggere un'intera nave,
divenuto spauracchio di pirati e marinai.
Muoviamoci
ora verso Oriente: secondo la tradizione cinese il blu (huan) è
simbolicamente associato alla forza e al coraggio, infatti si
racconta che Gengis Khan, a capo di uno dei più sorprendenti imperi
cinesi, nacque da un lupo blu e una cerva.
Il
folklore giapponese ha il Kappa, uno yokai (spirito) che abita laghi,
fiumi e stagni, ha un aspetto antropomorfo, ma possiede
zampe
palmate e solitamente viene
raffigurato
con un muso gorillesco o con un becco simile a quello di una
tartaruga, la sua
più
grande particolarità è la sacca d'acqua sulla testa, si dice che
facendogliela svuotare esso diventi inerme. Sono
dei maliziosi combinaguai, possono produrre scherzi innocenti tanto
quanto rapire bambini, per divorarli, tuttavia non sono completamenti
avversi agli umani, possono anzi imparare cose da loro, sfidarli,
relazionarcisi; può
essere simpatico sapere che in giappone, tutt'ora, lungo alcuni fiumi
o laghi vi siano cartelli, che mettono in guardia i bambini sulla
pericolosità della creatura.
Nella
tradizione cinese e giapponese, un ruolo di spicco ha inolte
Qīnglóng, il Drago Blu dell'Est. Secondo le credenze, esso è uno
dei Si Ling, le quattro bestie guardiane della mitologia cinese,
rappresentanti i 4 punti cardinali e le quattro stagioni; esso
sostiene e difende il Paese, ed è quindi simbolo dell'Imperatore e
del suo potere, controlla la pioggia ed è associato all'acqua,
spesso è accoppiato a Zhūqùe (Fenice rossa del Sud),
simbolo
dell'imperatrice, insieme incarnano sia il conflitto sia la gioia del
matrimonio.
Terminiamo
il nostro viaggio in India. Nell'induismo il dio Shiva (il
distruttore) si racconta che abbia salvato l'umanità bevendo il
veleno del serpente Vasuki (simile al veleno della storia di Adamo e
Eva), che avrebbe distrutto il cosmo ed ucciso i mortali; sua moglie,
aiutata dal dio Brahama (il creatore), per evitare che cambiasse idea
e lo risputasse sulla Terra, gli legò forte al collo un fazzoletto
blu: per questo Shiva è anche chiamato “dio dalla gola blu”. In
altre versioni della storia, dopo aver bevuto il veleno, sulla gola
gli si formò invece una cicatrice blu.
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